L’evoluzione della moda uomo, dal panciotto al casual

L’evoluzione della moda maschile ha subito numerosi cambiamenti nel corso dei secoli. Merito delle grandi maison di moda maschile e femminile, ma anche dell’attenzione del grande pubblico, da sempre sensibile alla qualità e al fascino di creazioni senza tempo. Già nel primo dopoguerra, con la ripresa economica e la crescente domanda di abiti o accessori di lusso, case di moda celebri come Chanel, Dior, Balenciaga, crearono abiti femminili immortali. Iconici in quanto capaci di rappresentare i cambiamenti storici, sociali e culturali del periodo. Successivamente, anche maison dal calibro di Brioni, Corneliani e Zegna, hanno definito alti livelli di stile nella moda maschile.

Evoluzione della moda in tre secoli

Se nel Settecento l’uomo poteva eccedere in ciprie, parrucche e piume, il diciannovesimo secolo vede la moda maschile virare verso stoffe e colori più austeri. Dominano la scena cravatta, panciotto, giacca. Con l’avanzare delle decadi la camicia diventa più simile a come la conosciamo oggi, mentre la cravatta diventa accessorio per l’uomo vittoriano, orgoglioso di essersi fatto da solo. In un mondo dominato sempre più dal materialismo e dall’apparenza, il nodo della cravatta diventa oggetto di critiche o apprezzamenti. Ma il focus della moda maschile si allarga, estendendosi sempre più ad accessori che lo qualificano in società. Come cappello, bastone da passeggio e l’ orologio da taschino – d’oro o d’argento a seconda dello status – legato da una catenella alla prima asola del panciotto.

Un secolo nuovo

L’uomo contemporaneo lotta contro il tempo. L’evoluzione della moda maschile conosce un’accelerata quando il Re d’Inghilterra Edoardo VII si rimbocca l’orlo dei pantaloni durante le battute di caccia, per evitare che si sporchino. Se negli anni 10 la moda maschile è abbastanza in linea con quella del decennio precedente, si fanno largo abiti a tre pezzi anche nei salotti, meno formali. Cappello di homburg e bombetta diventano sempre più popolari, prima che una guerra mondiale cambi il destino del mondo.

Anni 20 e 30

L’evoluzione della moda maschile negli anni Venti tiene conto dei giovani che tornano dal fronte e delle donne che li sostituiscono sul posto di lavoro. Fattori che alimentano un’insofferenza verso la mentalità vittoriana e ottocentesca. Via libera a colletti morbidi, giacche a uno o due bottoni, indossate senza gilet. Si diffonde il plus-four, tipo di pantaloni a gamba corta che si raccolgono intorno al ginocchio, il cui nome dipende dai quattro centimetri di stoffa che pendono oltre la fascia allacciata sul ginocchio. Sport come tennis o golf, praticati nell’alta società iniziano a influenzare la moda, tanto che nel decennio successivo la moda casual entra prepotentemente in scena. Gli anni 30 scartano definitivamente ghette, stivali da cerimonia, panciotti e colletti rigidi.

Tra guerra e gioventù bruciata: gli anni 40 e 50

Nel dopoguerra, l’approccio americano ispirò uno stile più casual e sportivo. I militari americani di ritorno dalle isole del Pacifico infilano intanto nei borsoni anche camicie hawaiane e colorate. Tuttavia, è negli anni Cinquanta che l’evoluzione della moda maschile si distingue da quella femminile più nettamente. Le donne puntano su stile e formalità, gli uomini danno via alla ribellione che caratterizza il decennio. Audrey Hepburn e Grace Kelly portano in auge stilisti dell’haute couture. Coetanei come Marlon Brando e James Dean indossano giacche di pelle, canotte bianche, jeans al posto dei pantaloni. In Gran Bretagna, i figli della classe operaia propendono per uno stile caratterizzato da pantaloni stretti, abiti dal taglio sottile, giacche con colletto di velluto. I capelli vanno ingellati e portati all’indietro. Dopotutto, è il decennio di Elvis e del rock’n’roll.

La Swinging London, il Vietnam, gli hippie: Gli anni 60

Negli anni Sessanta moda maschile e femminile si riallineano verso il casual. È il decennio della Swinging London dove stampe e colori vivaci cominciano a prendere il sopravvento. Giacche senza colletto, cravatte che tendono ad allargarsi. L’influenza delle città è notevole e a metà decade emergono la controcultura, i movimenti pacifisti e femministi. Capi d’abbigliamento e accessori diventano più audaci, si contestano le guerre; eppure, il look militar diventa un viatico. Perché per farsi ascoltare, bisogna prima farsi vedere. Oppure il contrario; le contraddizioni sono dietro l’angolo, e lo sanno bene Mick Jagger, Jimi Hendrix e i Beatles, con le giacche militari indossate per spirito di peace and love.

Evoluzione della moda uomo, la svolta dei 70

Camicie e gilet di velluto lanciano la cultura hippie, ma l’evoluzione della moda maschile che non si arresta si affida a pantaloni svasati, jeans e capelli lunghi per marcare i Seventies, dove l’uomo ideale è alto e snello. Per chi non lo è arrivano cinture larghe a risolvere il problema, mentre i pantaloni di velluto a coste, magari color pastello, sintetizzano la figura di un giovane che è alla ricerca di nuovi valori e nuove prospettive. Prima dell’avvento di nuovi miti come John Travolta, che sul finire del decennio danza su una pista da ballo sotto una discoball scintillante. Giacca, pantalone, camicia aperta e accessori segnano lo shift verso una decade dove l’ostentazione regnerà sovrana.

Preppy, yuppie e punk: gli Ottanta

Negli anni Ottanta l’uomo esce di casa indossando capi sportivi e abiti tecnici da lavoro. Questa è la decade in cui felpe e t-shirt con stemmi e loghi di college americani diventano un must per i giovani, rendendo sempre più popolare lo stile preppy anche grazie alla tv che imperversa. Gli uomini degli anni Ottanta restano però inquieti. Possono essere giovani punk che abbracciano la moda goth. Oppure yuppie in carriera che nei momenti liberi e nei weekend optano per abiti in seersucker, polo con colletti spuntati e maglioni indossati sulle spalle. Gli stessi che si presentano in ufficio con abiti gessati, giacche a doppio petto, cravatte larghe. Il loro è power dressing, che contrasta con lo street style che emerge dal “basso”, dai ghetti delle grandi città. A dimostrazione che non spetta alla moda – come all’arte – trovare un punto d’incontro tra spiriti contraddittori.

Oltre il muro e i muri: evoluzione della moda uomo e anni 90

Il crollo del Muro di Berlino rappresenta lo spartiacque ideale tra due decadi così diverse. Cadono i muri, cadono le certezze. Da Seattle, l’inquietudine domina le canzoni di gruppi grunge come i Nirvana e i Pearl Jam. Niente più giacche large o spalline, le band adottano un look semplice e minimal. Camicia di flanella oversize indossata sopra una t-shirt, jeans con i buchi, gli anfibi. Ma anche berretti, magliette da indossare sotto un grosso cardigan, magari acquistato di seconda mano in un negozio dell’usato. La prevalenza dello streetwear in tutti i contesti, anche sul posto di lavoro, decreta l’accettazione trasversale di Jeans e felpe. È il trionfo del “Friday wear, perfetto per sopravvivere a un’altra settimana. Nell’attesa spasmodica, e inquieta, del nuovo Millennio.