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La moda nel cinema, i look iconici ed eterni

La moda ha fatto la storia del cinema, e la settima arte – ricambiando – ha consegnato la moda all’eternità

Nel cinema che conosciamo esistono film con trame molto diverse tra loro; tuttavia, non esiste una trama perfetta. Perché non può esserci un inizio, né una fine. Solo un’evoluzione, perché più di ogni altra forma artistica mette insieme talenti puri, diversi per natura e ispirazione. Film senza sceneggiatura? Irrealizzabili. Senza musica o scenografia? senza mordente. E le pellicole senza sarti e costumisti, come sarebbero? Incolori, verrebbe da rispondere. Ma poi tornano in mente i film in bianco e nero della Hollywood degli anni d’oro e la risposta suona oltremodo riduttiva. Perché la moda ha fatto la storia del cinema, e la settima arte – ricambiando – ha consegnato la moda all’eternità. A volte grazie a sequenze complesse, altre volte con un semplice primo piano. Per questo è sufficiente che Keanu Reeves appaia sullo schermo con il trench nero perché un frammento di celluloide rimanga impresso nei nostri ricordi.

Bombetta, bastone e giubbotto leggero

Il potere del cinema può essere tale che la realtà smette di avere importanza. Diventa facile credere che Charlie Chaplin sia come il suo Charlot, che indossa bombetta, bastone, vestiti stracciati. A dimostrazione che moda è concetto complesso, a volte un look trasandato premia più di tutto il resto. L’outfit deve dirci qualcosa in più del personaggio, andare oltre la sceneggiatura o l’immaginario evocato da musica e scenografia. Sessant’anni dopo Charlot, Ewan Mc Gregor non sarebbe lo stesso senza la maglia oversize mohair indossata in Trainspotting. I film sono anche questo, ossia il regno dove gli eroi sono Vagabondi, emarginati, e ribelli senza una causa. Il giorno dopo l’uscita di Gioventù Bruciata, James Dean diventò l’icona degli anni Cinquanta, poco prima dell’uscita di scena definitiva. La sua scomparsa a soli ventiquattro anni gli regala la vita eterna. Jeans aderenti, maglietta bianca, giubbotto rosso Harrington hanno dato il loro contributo.

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Abiti e make-up hanno aiutato Marlene Dietrich a costruire un’identità gender fluid in netto anticipo rispetto ai tempi

Marlene, gender fluid e femme fatale

Sullo schermo a essere protagoniste sono spesso le storie d’amore. L’amore tra alcune attrici e i loro abiti è forse meno tormentato, ma non smette di incantare e interrogare i posteri. Abiti e make-up hanno aiutato Marlene Dietrich a costruire un’identità gender fluid in netto anticipo rispetto ai tempi. Ma l’attrice tedesca, capace di reinventarsi come pochissime, ha saputo veicolare l’ambiguità anche nei ruoli da femme fatale. Grazie ad abiti effetto nudo: illusione nell’illusione, capace di resistere decenni e ispirare artiste pop come Rihanna o Beyoncé. Merito di una costumista leggendaria, Edith Head, che in Caccia al ladro di Hitchcock creò per Grace Kelly il celebre abito bianco senza spalline. Ma il cinema è come una giostra, basta cambiare film per ritrovarsi di fronte a Vivien Leigh che in Vai col Vento sfoggia senza rimorsi un abito da festa bordeaux ingioiellato, firmato dal noto costumista Walter Plunkett.

Moda, cinema e cultura pop

Marilyn Monroe è tra le star, quella che deve la sua fama tanto ai celebri film in cui era protagonista, tanto agli outfit indossati. Anche perché quegli outfit hanno, a loro volta, contribuito a rendere più famose pellicole come Quando la Moglie è in vacanza o Gli Uomini preferiscono le bionde. Nel primo film, l’attrice interpreta una ragazza senza nome tormentata dall’afa di New York durante l’estate. Nella celebre scena in cui è ferma sulla grata della metropolitana, Marilyn indossa l’abito bianco con scollo a farfalla, che William Travilla disegna per lei enfatizzandone le curve, grazie a una gonna a pieghe e una silhouette aderente. Oltre il cinema, emblema della cultura pop, l’abito che la Monroe indossa ne Gli uomini preferiscono le bionde. Guanti da opera, vestito rosa shocking, gioielli ovunque: facile crederle quando canta che i diamanti sono i migliori amici di una ragazza.

Ecco Un tram che si chiama desiderio, dove Marlon Brando è vestito per tutto il film con una maglietta aderente. Mai come in questo caso l’interprete è come la persona: non può più nascondersi.

Oltre spazio e tempo

Talvolta una scollatura dà all’abito un tocco in più rispetto a tutti i tessuti del mondo. Per rendersene conto, basta bloccare lo schermo quando Anita Ekberg entra nella Fontana di Trevi ne La Dolce Vita, indossando una creazione dello scenografo e costumista premio oscar Pietro Gherardi. Il trionfo del puro glam, ma anche il prêt-à-porter può trasformarsi in qualcosa di più se lo sguardo è di quelli che bucano lo schermo. In due per la strada, Audrey Hepburn indossa abiti maglioni, jeans e sneakers. Ma poi entra in scena con l’abito di Paco Rabanne con macro-paillettes che evocano uno stile spaziale e psichedelico. L’ eyeliner astuto fa il resto, trasformando per l’ennesima volta l’attrice olandese in una donna senza tempo. Come la Holly di Colazione da Tiffany, che esalta la creazione di Givenchy pensate appositamente per lei: lungo abito di raso nero. Caffè in una mano e croissant nell’altra.

La verità in una maglietta aderente.

Attori, registi e costumisti: un lavoro in sinergia per rendere la moda preziosa alleata del cinema. Dunque, i cambi d’abito stanno ai film come i cambi di scena o di inquadratura. Ma, talvolta, per cogliere la vera essenza di ciò che ci circonda è necessario ridurre tutto ai minimi termini. Strato dopo strato, all’improvviso compare il set di Un tram che si chiama desiderio, dove Marlon Brando è vestito per tutto il film con una maglietta aderente. Mai come in questo caso l’interprete è come la persona: non può più nascondersi. Dando la prova, o l’illusione – dipende dai punti di vista – che il cinema, nei suoi giorni migliori, sia più vero della realtà che crediamo di conoscere.